la sintesi del primo atto "Sos machines de tziu Bachis"

martedì 15 aprile 2008

comunicato unitre

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(da Abbasanta e la sua gente)
a cura di Costantina Frau


Il nuraghe LOSA

Questo nuraghe prende il nome dal catalano Losa che significa lapide, perché nei dintorni si trovano numerose sepolture del periodo nuragico e punico-romano. La sua costruzione è avvenuta in più tempi, tra la seconda metà del secondo millennio a.C. e il periodo della conquista romana. Secondo alcuni studiosi il nuraghe, collegato ad altri della zona, costituiva un luogo di difesa di un centro abitato molto importante. A circa 500 metri da esso si trovano resti di una fonte sacra dove avvenivano le feste in onore delle divinità dell'acqua. La religione nuragica, infatti, oltre a essere animista (si è già citato il culto delle anime degli antenati), era naturalista, si adorava l'acqua, la fertilità maschile e femminile. Il nuraghe ha una forma trilobata, con tre torri addossate a quella centrale, due a sud e una a nord.
Sono unite tra loro da un rifascio esterno. Le torri laterali potrebbero essere del periodo sardo-punico. In origine il nuraghe misurava circa 20 metri ed era composto da tre piani più la terrazza; oggi invece misura solo 13 metri, e si può ammirare nella sua completezza solo il primo piano e parte del secondo.
Il suo ingresso, molto ampio, è volto verso mezzogiorno ed è sormontato da un architrave.
Il corridoio porta alla camera a tholos, una delle più regolari dei nuraghi della Sardegna. Nella tholos, che presenta nelle pareti tré grandi nicchie, in un determinato giorno (solstizio d'estate) il sole scende perpendicolare nella stanza grazie a un foro posto nella sommità della tholos; ciò a testimonianza del fatto che anche il sole era oggetto di culto per i sardi antichi.
Sulla terrazza c'è un ingresso che porta ad una ripida scala che conduce alla tholos di nord-ovest.
A poca distanza dalle mura si trovano diverse aree sacrificali, usate forse per accogliere il sangue degli animali uccisi nelle cerimonie religiose. Numerose sono le urne cinerarie scavate nella roccia basaltica, destinate a ricevere le ceneri dei morti. In esse si nota un rialzo che doveva servire per tenere incastrato un coperchio di pietra per proteggere le ceneri ed evitarne la dispersione. In alcuni loculi furono trovate delle suppellettili risalenti all'età romana e ora conservate ed esposte nel Museo Nazionale di Cagliari.